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San Piero in Campo si trova su un rialto granitico
dello sperone sud-occidentale del monte capanne, la vetta più alta
dell'isola, ad un'altezza di 227 metri, da cui domina la pianura di Campo ed
il meraviglioso golfo della Marina. Lo sviluppo recente del paese,
testimoniato dal crescere della periferia intorno al nucleo antico, ha
lasciato inalterata la fisionomia del borgo a pianta quadrangolare, entro il
cui perimetro si può camminare a piedi tra vicoli, viuzze, rientranze
angolari in penombra, ripide scalinate in granito, vecchi portali e ballatoi
caratteristici di un'architettura medievale.
La storia di San Piero parte da lontano - dall'epoca romana e più
precisamente dal tempo di Ottaviano, figlio di Cesare - e non sempre è stata
una storia tranquilla. Tra il IV e il V secolo subì una serie di
devastazioni barbariche ad opera di Ostrogoti, Vandali, Eruli e Longobardi.
Seguirono i Saraceni e si trovò un po' di pace solo col 1005, anno in cui
l'Elba passò sotto il governo pisano, la cui tutela garantì un periodo di
relativa tranquillità e prosperità economica. Per dare sicurezza e
protezione al paese vennero erette le mura delle fortezze di Facciatoja. A
Cavoli e Seccheto si riaprirono le cave di granito, attività inaugurata dai
romani e di cui rimangono testimonianze celebri. Elbano è il granito delle
colonne del Pantheon a Roma, così come quello delle colonne della chiesa di
San Michele (1018) e della celebre Torre pendente a Pisa.
Nel corso di periodi successivi, mentre almeno per un po' restava la
minaccia dei predatori turchi, all'Elba e a San Piero cambiavano i governi:
fu Signoria degli Appiani, feudo imperiale, assoggettata poi ai Medici
(1549), successivamente passò agli spagnoli. Saltando al 1700 troviamo San
Piero (insieme a S. Ilario, Marciana, Poggio e Capoliveri) sotto la Signoria
della principessa di Piombino Olimpia Ludovisi, mentre il resto dell'isola
era diviso tra il Granduca di Toscana Cosimo III dei Medici (Portoferraio) e
Filippo IV di Spagna (Portolongone). L'unità politica dell'isola verrà
ripristinata solo al tempo di Napoleone I, dal cui talento amministrativo
l'Elba poté trarre una decisa ripresa economica. In quel periodo nacque la
rete stradale, nella zona orientale dell'Elba rifiorì l'escavazione del
ferro, mentre da quest'altra parte, nelle cave di San Piero, Seccheto e
Cavoli, riprese con maggior vigore la lavorazione del granito. Ai sampieresi
piace ricordare che Napoleone passò una notte in paese, e precisamente in
casa dell' Alfiere Domenico Dini, al nº 3 di via del Cantone.
Cosa resta di tanta storia? Molto, ma non tutto ha la stessa
visibiltà. Se le fortezze di Facciatoia non possono sfuggire allo sguardo,
più difficile ê rendersi conto, passeggiando in piazza del Brunello, che si
sta in realtà camminando sull'antica cisterna di approvvigionamento idrico
del Castello di Campo, che fu ricostruito nel 1715 e che prese, nello stesso
anno, il nome attuale di S.Piero in Campo.
La pianta originaria del paese prevedeva quattro porte, tre delle
quali restano tutt'ora aperte al traffico, mentre quella meglio conservata è
la porta orientale, attualmente denominata sotto la porta. E se fin qui si è
tracciata una brevissima storia laica del paese, occorre ricordare che San
Piero è sede, e a volte sembra nascondere, veri e propri tesori d'arte
cristiana, testimonianze del culto religioso nel corso dei secoli. Proprio
nel cuore della fortezza pisana di Facciatoia, rimane conservata una chiesa
romanica, realizzata secondo un rarissimo stile architettonico a due abside
e due navate replicato solo in altre tre chiese conosciute, una in Piemonte,
una in Valtellina e l'altra a Zara, in territorio d'Istria. Tutte queste
chiese sono dedicate al culto dei SS. Pietro e Paolo, e fino al 1570, anche
questa, che attualmente porta il nome di S. Nicolò, svolse la funzione di
chiesa parrocchiale rimanendo intitolata ai SS. Pietro e Paolo. Lungo la
strada che porta a Poggio, ma sempre nei pressi di San Piero, si trova la
più grande e la più bella delle chiese romaniche elbane, quella di S.
Giovanni, che fa coppia con la torre recentemente restaurata. Rimanendo
invece a San Piero, è possibile visitare l'oratorio di S. Rocco, nei pressi
del cimitero.
S.Rocco è forse il luogo migliore per godere di quel clima fresco e
tranquillo che tutto il paese offre al turista estivo, mentre proprio dal
centro di San Piero nascono i sentieri che portano alle più suggestive e
panoramiche vallate del massiccio del Monte Capanne. Ma quei sentieri, oltre
a garantire un paesaggio sicuramente splendido, possono dare, a un occhio
attento, anche testimonianze di un passato di lavoro che non ha avuto il
tempo di lasciare monumenti ma che non per questo vogliamo dimenticare. Se
l'economia elbana è adesso basata sul turismo, rimane il fatto che i
sampieresi (e certo, non solo loro), fino a un tempo tutto sommato recente,
hanno vissuto del loro granito, della loro agricoltura e della loro
pastorizia. La montagna porta i segni di questo lavoro. Oltre alle cave
ancora attive restano le tracce di quelle, più piccole, che non lavorano
più. Molti sono i caprili e i rifugi dei pastori, realizzati con granito
murato a secco, che resistono nel tempo come per sottolineare la perizia di
chi li ha costruiti. Abbandonando, con un po' di coraggio, i sentieri
tracciati, ci si accorge infine di quanta fosse la terra coltivata a vigna,
di cui rimangono, un po' nascosti dalla vegetazione, ettari di
terrazzamenti.
Ma per tutto ciò, una buona chiacchierata con un vecchio
sampierese è sempre meglio di tante presentazioni.
Infine a pochi chilometri da San Piero ci sono le più belle
spiagge di sabbia dell' isola, da Colle Palombaia a Cavoli, Seccheto,
Fetovaia e Marina di Campo.
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